domenica 16 ottobre 2011

Omaggio ad Italo Calvino...

Ieri è stato l'88° anniversario della nascita di Calvino, il mio scrittore preferito.
A voi alcuni dei passi più belli dai libri che mi hanno folgorato...

Così la vista, la nostra vista, che noi oscuramente aspettavamo, fu la vista che gli altri ebbero di noi. In un modo o nell'altro, la grande rivoluzione era avvenuta: tutt'a un tratto intorno a noi s'aprirono occhi e cornee e iridi e pupille: occhi tumidi e slavati di polpi e seppie, occhi attoniti e gelatinosi di orate e triglie, occhi sporgenti e peduncolati di gamberi e aragoste, occhi gonfi e sfaccettati di mosche e formiche.
[...]
Tutti questi occhi erano i miei. Li avevo resi possibili io; io avevo avuto la parte attiva; io gli fornivo la materia prima, l'immagine. Con gli occhi era venuto tutto il resto, quindi tutto ciò che gli altri, avendo gli occhi, erano diventati, in ogni loro forma e funzione, e la quantità di cose che avendo gli occhi erano riusciti a fare, in ogni loro forma e funzione, veniva fuori da quel che avevo fatto io. Non per nulla erano implicite nel mio star lì, nel mio aver relazioni con glia altri e con le altre eccetera, nel mio mettermi a fare la conchiglia eccetera. Insomma avevo previsto proprio tutto.
E in fondo a ognuno di quegli occhi abitavo io, ossia abitava un altro me, una delle immagini di me, e s'incontrava con l'immagine di lei, la più fedele immagine di lei, nell'ultramondo che s'apre attraversando la sfera semiliquida delle iridi, il buio delle pupille, il palazzo di specchi delle rètine, nel vero nostro elemento che si estende senza rive né confini.
(Le Cosmicomiche, 1965)


Marco Polo descrive un ponte, pietra per pietra.
- Ma qual'è la pietra che sostiene il ponte? - chiede Kublay Kan.
- Il ponte non è sostenuto da questa o quella pietra - risponde Marco - ma dalla linea dell'arco che esse formano.
Kublay Kan rimane silenzioso, riflettendo. Poi soggiunge: - Perchè mi parli delle pietre? E' solo dell'arco che m'importa.
Polo risponde: - Senza pietre non c'è arco.
[...]
POLO: - ...Forse questo giardino affaccia le sue terrazze solo sul lago della nostra mente...
KUBLAI: - ...e per lontano che ci portino le nostre travagliate imprese di condottieri e di mercanti, entrambi custodiamo dentro di noi quest'ombra silenziosa, questa conversazione pausata, questa sera sempre eguale.
POLO: - A meno che non si dia l'ipotesi opposta: che quelli che s'arrabattano negli accampamenti e nei porti esistano solo perchè li pensiamo noi due, chiusi tra queste siepi di bambù, immobili da sempre.
KUBLAI: - Che non esistano la fatica, gli urli, le piaghe, il puzzo, ma solo questa pianta d'azalea.
POLO: . Che i portatori, gli spaccapietre, gli spazzini, le cuoche che puliscono le interiora dei polli, le lavandaie chine sulla pietra, le madri di famiglia che rimestano il riso allattando i neonati, esistano solo perchè noi li pensiamo.
KUBLAI: - A dire il vero, io non li penso mai.
POLO: - Allora non esistono.
KUBLAI: - Questa non mi pare una congettura che ci convenga. Senza di loro mai potremmo restare a dondolarci imbozzoliti nelle nostre amache.
POLO: - L'ipotesi è da escludere, allora. Dunque sarà vera l'altra: che ci siano loro e non noi.
KUBLAI: - Abbiamo dimostrato che se noi ci fossimo, non ci saremmo.
POLO: - Eccoci qui, difatti.
(Le città invisibili, 1972)


Il quadrato è ormai interamente ricoperto di tarocchi e di racconti. Le carte del mazzo sono tutte spiattellate sul tavolo. E la mia storia non c'è? Non riesco a riconoscerla in mezzo alle altre, tanto fitto è stato il loro intrecciarsi simultaneo. Infatti, il compito di decifrare le storie una per una m'ha fatto trascurare finora la peculiarità più saliente del nostro modo di narrare, e cioè che ogni racconto corre incontro a un altro racconto e mentre un commensale avanza la sua striscia un altro dall'altro estremo avanza in senso opposto, perchè le storie raccontate da sinistra a destra o dal basso in alto possono pure essere lette da destra a sinistra o dall'alto in basso, e viceversa, tenendo conto che le stesse carte presentandosi in un diverso ordine spesso cambiano significato, e il medesimo tarocco serve nello stesso tempo a narratori che partono dai quattro punti cardinali.
[...]
Certamente anche la mia storia è contenuta in questo intreccio di carte, passato presente futuro, ma io non so più distinguerla dalle altre. La foresta, il castello, i tarocchi m'hanno portato  a questo traguardo: a perdere la mia storia, a confonderla nel pulviscolo delle storie, a liberarmene. Quello che rimane di me è solo l'ostinazione maniaca a completare, a chiudere, a far tornare i conti. 
(Il castello dei destini incrociati, 1973)


Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: "No, non voglio vedere la televisione!" Alza la voce, se no non ti sentono: "Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!" Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: "Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!" O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.
[...]
Dunque, hai visto su un giornale che è uscito Se una notte d'inverno un viaggiatore, nuovo libro di Italo Calvino, che non ne pubblicava da vari anni. Sei passato in libreria e hai comprato il volume. Hai fatto bene.
Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che cercavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento dei Libri Che Non Hai Letto che ti guardavano accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d'intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s'estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A Meno Di Leggere, i Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, i Libri Già Letti Senza Nemmeno Bisogno D'Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora D'essere Stato Scritto. E così superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Più Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E' Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu.
(Se una notte d'inverno un viaggiatore, 1979)



9 commenti:

  1. Uno dei più grandi della letteratura mondiale.

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  2. @Miky:
    Grazie!! :D
    Anche tu grande ammiratore di Calvino?

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  3. E non dimentichiamo la semplicità del Marcovaldo, che come tutti gli uomini con lo sguardo pulito e semplice non possono che essere poetici!

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  4. @(In)consapevole:
    Ecco! Marcovaldo ancora mi manca... devo leggerlo!

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  5. Io non lo reggo, nonostante la letteratura sia sempre stata la mia materia preferita, Calvino mi ha sempre dato sui nervi!

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  6. @Still:
    ahahah! :) Davvero? Beh, i gusti sono gusti...
    Io lo amo, soprattutto le opere del suo periodo combinatorio.

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E voi cosa ne pensate????

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